Fumo da un po’... certo, non ho l’età di coloro i quali raccontano dei superlativi tabacchi di una volta, come il mitico “Balkan Sobranie” o le miscele Dunhill ancora prodotte in Inghilterra (che poi non si è mai capito se questi mostri sacri del passato fossero effettivamente una spanna sopra gli standard attuali o se semplicemente i fumatori di allora sono tutti invecchiati male diventando dei brontoloni capaci solo di lamentarsi). Comunque sia anche io ho visto qualche tabacco andare fuori produzione.
Nei riguardi di molti ho fatto spallucce; in un paio di casi però la cosa mi è dispiaciuta parecchio.
Negli anni attorno al 2013-15 più o meno, specie in estate, consumavo parecchie buste di “Schipper’s Tabak Speciaal”.
Era un trinciato molto sottile e secco. Bruciava velocissimamente; di quei tabacchi che sono sì semplici, ma non permettono una fumata spensierata perché in un attimo trasformano la radica in un pezzo di lava rovente.
Un naturale? Bho. Per me si, l’avrei fatto rientrare nella categoria dei “trinciati popolari”.
Su tutti quel che mi è sempre piaciuto moltissimo e di cui non può mai mancare una busta a portata di mano è l’Italia. Lo accostavo volentieri allo Schipper’s, caricando in pipa il nostrano quando desideravo qualcosa di più robusto mentre l’olandese lo preferivo per fumate più leggere.
Ebbene questa mia etichettatura dello Schipper’s incontrava molte obiezioni sui forum in voga all’epoca. Pochissimi la pensavano come me, mentre per molti vi era una ben percettibile aromatizzazione mentolata.
Francamente di mentolo non ne ho mai sentito; al massimo talvolta una lieve sensazione di freschezza erbacea mi faceva sollevare un interrogativo: che le buste provenienti dai tabaccai della mia zona fossero da lungo tempo in giacenza nei magazzini di zona del Monopolio ed avessero perso questa nota? Ho sempre trovato del tabacco decisamente secco e le buste in carta non erano nemmeno termosaldate. Un’ipotesi valida.
Altra ipotesi, altrettanto plausibile, è che la colpa fosse mia. Sono tutt’ora un fumatore che tende un po’ troppo a scaldare; cosa che magari può aver neutralizzato ai primi puff le volatili note di un lieve additivazione.
Un tabacco che mi ha regalato parecchie fumate davvero piacevoli, specie nei giorni più caldi dell’anno.
Era un tabacco economico? Se consideriamo il costo della busta si; se avessimo fatto i calcoli con i tempi di fumata non mi avrebbe sorpreso scoprire che era più caro di un Samuel Gawith. L’azienda inglese sarà anche nota (in Italia) per i suoi prezzi non proprio popolari ma sono tabacchi che bruciano lenti. Lo Schipper's era rapidissimo; e considerando che non di rado finiva in pannocchia, dove mi sembra che la combustione sia accelerata rispetto alla radica, non è che una busta durasse poi più di quel tanto. Quindi diciamo: una busta economica ma di un tabacco dalla “tariffa oraria” ben più alta rispetto ad una latta nobile.
Questa sua rapidità però non mi infastidiva: amo le pipe grandi, ma non amo le fumate lunghe. Anche il più buono dei tabacchi dopo un paio di ore mi stufa. Con lo Schipper’s anche con la più grossa delle mie radiche si arrivava al fondo in tempi umani (ho un blocco psicologico che mi impedisce di farmi godere le mezze cariche).
Lo fumavo come alternativa all’Italia proprio perché era un tabacco su quel genere. Ovviamente senza la forza e le nette sensazioni gradevolmente amare del kentucky ma con note decisamente più erbacee, fienose anche se non mancavano sentori di nocciola o di tostato.
Un tabacco da pic-nic di primavera: quando metti nello zaino pane e salame, la borraccia termica con un fresco Lambrusco amabile ed un dolcetto. Una breve passeggiata in mezza collina (giusto per staccarsi dai paesi quel tanto che basta per avere un po’ di pace ma senza faticare per salire fino in montagna) e ti sdrai nel prato a godere del primo caldo mentre con la pipa in tutolo mischi aromi e profumi di questo tabacco con quegli odori di prato ed alberi in fiore che durante l'inverno avevi quasi dimenticato.
Quando arriva questo periodo dell’anno, con il sole che inizia a scaldare ed il paesaggio che ritorna verde, lo rimpiango un po’.
Non era un tabacco molto diffuso, anzi, lo dovevi proprio andare a cercare. Assente anche in molte tabaccherie specializzate. Quando arrivò la notizia dell’uscita di questo tabacco dal mercato sono andato a recuperare le ultime buste nei pochissimi rivenditori della zona che lo tenevano, un paio le ho ancora in cambusa.
Successivamente in Italia sono arrivati altri rappresentanti di questo genere: il Caporal, Le Baron, l'Allegro.
Tutti gradevoli secondo il mio gusto… lo Schipper’s però era un’altra cosa.
PS: nella foto ci sono le mie ultime riserve. Sono confezioni diverse sia per grafica che per fattura: una è una busta di carta semplice chiusa ed avvolta nel cellophane, la maggior parte dello Schipper’s che ho fumato era contenuto in questo pacchetto. L’altra, evidentemente più moderna, è una busta plastificata come quelle in cui si trovano i vari Amphora e simili. Questo fa capire che probabilmente molte di quelle che ho fumato erano vecchie di anni.
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