Lucidare l'ebanite col Sidol

 


I vari modi per il ripristino fai-da-te dei bocchini in ebanite ossidati li ho provati tutti. Bagni prolungati con acqua e candeggina, acqua e soda caustica, carte abrasive, l’uso di una fiamma, il famoso metodo del dentifricio.

Spesso un metodo singolo non era sufficiente: i bagni chimici tolgono l’ossido riportando il bocchino ad un colore nero ma lasciano una finitura opaca poco piacevole. Mentre partire direttamente con il dentifricio o altre creme abrasive porta ad una finitura lucida a mio avviso soddisfacente ma spesso e volentieri, se il bocchino era molto ossidato, rimangono aloni giallo-marroni poco piacevoli. Allora si fa prima l’uno e poi l’altro. Anche se, devo dire, mi sono fatto l'impressione che la lucidata a dentifricio sia meno duratura, l'ebanite torna sempre ad ossidarsi molto presto.

Certo, ho il famoso “kit Bollito” con ruote in panno, mandrino, paste abrasive e cera carnauba. Risultato perfetto garantito (magari dopo un bagnetto se il bocchino è più giallo-verde che nero) e non richiede neanche troppo olio di gomito con straccetti vari.

Il difetto di questo sistema, che poi è quello che viene impiegato nella produzione e nei laboratori di riparazione professionale, è che - se non si ha a disposizione una lucidatrice da banco ed una sala da adibire al bricolage - necessita di un laborioso allestimento prima di poter metter mano ai bocchini. Ogni volta bisogna assicurare il trapano in maniera precaria a qualche supporto improvvisato, mettere una fascetta sul tasto di accensione per farlo girare ad un numero di giri che ad occhio sembra adatto, montare mandrino, cambiare disco ad ogni passaggio da abrasivo a cera ed a fine lavoro smontare e sistemare tutto.
Un ora di monta, smonta ed accrocchi vari per qualche minuto di lucidatura. Sono troppo pigro per tutto questo.
Mi dico sempre “lo farò quando avrò almeno una decina di pipe a cui metter mano”, ma poi finisce che ne pulisco una o due per volta e mi accontento di metterci una toppa con un sistema alternativo decisamente più casalingo.

L’unica cosa che mi mancava ancora da provare era il Sidol. Pensavo fosse una sostanza chimica troppo tossica per applicarla sui bocchini e non l’ho mai preso in considerazione.
L’altro giorno sono ricapitato su quello che in passato era il mio blog di pipa preferito (era perchè purtroppo ha avuto vita breve): 13 PIPE. In un articolo si parla del Sidol.

Decido quindi di acquistarlo, mal che vada servirà per qualche lavoretto in casa; anche solo per la lucidatura delle verette.


Con mia grande sorpresa sul flaconcino non ci sono preoccupanti simboli che facciano riferimento a particolari tossicità o pericolosità.  Prendo uno straccetto di cotone ed inizio subito a sfregare energicamente il bocchino di una Hardcastle Jack’O London: una bent bulldog sabbiata nera databile a prima del 1967. Il bocchino è ben ingiallito e serve una buona dose di olio di gomito ma il risultato è a mio avviso sorprendente sia in termini di rimozione dell’ossido sia in qualità della finitura lucida.

Procedo ad un lavaggio cautelativo con acqua e sapone; non ci saranno particolari indicazioni di pericolosità ma l’intenso odore del Sidol non è per nulla rassicurante.

Ne segue una ovvia meticolosa asciugatura.

Poi prendo un pezzettino di carta assorbente con una goccia di olio di semi e strofino il bocchino. Specie con le pipe che non fumo praticamente mai uso questa accortezza per creare una patina protettiva sopra all’ebanite che dovrebbe ritardare la creazione di nuovo ossido; esattamente come si fa con le padelle in ferro e ghisa.

Risultato fantastico direi:

Hardcastle prima e dopo

Seconda prova con una Bulldog dritta Stanwell  databile tra il 1970 e la prima meta degli anni ‘80. In questo caso l’ebanite presenta solo un leggero alone giallastro, non è conciato come la precedente ma richiede comunque una massiccia dose di olio di gomito.

Ultimo tentativo, questo fallimentare, con una vecchia Brebbia. È di quelle che avevano la losanga metallica con la sigla MPB sul bocchino (peccato l’abbia persa); qui ci avevo messo mano in passato in maniera grossolana con carte vetrate ed è evidente che sia necessario il disco di cotone e pasta abrasiva fine per ripristinarne la lucentezza. Questo prodotto fa miracoli si, ma fino ad un certo punto.

Charatan prima e dopo
Ed in ultimo, l’uso più ovvio: l’oliva in nickel di una Peteson Standard System. Una veloce passata per ottenere una finitura a specchio che mai avevo visto!


Nelle settimane successive lo riprendo per altri lavori, ed affronta bocchini di vari marchi dallo stato differente. Rimango un po' perplesso. Il risultato non sempre è soddisfacente; ma la cosa strana è che questo non è minimamente dipendente dallo stato iniziale dell'ossidazione. Lo provo su Savinelli e Moretti solo lievemente ingialliti con risultati deludenti. Anche su una Dunhill in pessimo stato ho alla fine di lunghi minuti di strofinamenti un bocchino che ancora non mi convince mentre mettendo mano ad una Charatan decisamente bisognosa di attenzioni il confronto tra prima e dopo supera ogni aspettativa.
L'unica spiegazione logica deve risiedere nella composizione dell'ebanite usata dai vari marchi, probabilmente alcuni reagiscono chimicamente meglio di altri alle sostanze contenute nel Sidol.

In conclusione devo dire: peccato non averlo provato prima!
Nonostante non sia tutte le volte efficace  è comunque un metodo che - quando funziona- è rapido ed economico. Sicuramente da ora in poi lo userò prima di ogni altro tentativo. E dove non arriva il Sidol, ci sono sempre dischi di cotone e paste abrasive!



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