il pipasigaro

 

Chi non conosce questo settore potrebbe essere portato a pensare che il mondo della pipa sia una realtà statica, saldamente legata a vecchie – o antiche – tradizioni ed in cui non si vedono mai novità o innovazioni. Nulla di più sbagliato. Si tratta decisamente di un settore di nicchia ma che ribolle di fermento, pieno di nuovi marchi che si affacciano sul mercato e certamente non esente da fenomeni temporanei quali vere e proprie mode.

Nella maggior parte dei casi si tratta di scalpore suscitato dall’arrivo sul mercato di un nuovo tabacco o dalla presentazione di un giovane e talentuoso pipemaker.

Ricordo negli anni varie ondate di particolare interesse: il periodo del “tutti pazzi per la morta” (attorno al 2015), quello della voglia di pipe in olivastro e poi ci sono stati un paio di anni in cui il futuro della pipa sembrava essere il reverse calabash.

Moda quest’ultima nata grazie alle “Aerobiliard” di Radice: superbe pipe che non facevano in tempo ad essere caricate sui siti dei negozi specializzati che già erano vendute. Moda poi che molti altri produttori hanno cavalcato, uno su tutti Alpascià che con la sua Curvy offriva un’alternativa più economica ai marchi artigianali associato ad un look davvero accattivante. Prima o poi una reverse me la devo acchiappare!

Ma ve ne è stata una di moda, legata ad un singolo modello, che veloce come è comparsa… è sparita nel nulla. Un prodotto arrivato sul mercato italiano proprio grazie ad Alpascià, questo strano oggetto suscitò grande clamore ed andava veramente a ruba: era il “Briar Cigar” di Morgan Pipes, azienda artigianale californiana.

Nell’autunno 2012 questo marchio, di fatto sconosciuto in Europa - o quantomeno in Italia- ha lanciato questo strano prodotto. Presentato come un progetto ispirato alla storica Vauen Zeppelin (oggetto dalla storia interessante e dal design unico) questo Briar Cigar è di fatto un tubo in radica, esteticamente in tutto e per tutto simile ad un sigaro con il fornello allineato all’asse longitudinale e – quindi – a  caricamento ed accensione frontale.

Sul mercato europeo però non arrivavano i Briar Cigar californiani ma delle produzioni su commissione eseguite niente popò di meno che da Ascorti.

In quel periodo Gloria studiava a Milano e per mia fortuna spesso a Natale o al compleanno ricevevo uno dei bellissimi, elegantissimi e perfettissimi pacchetti regalo di Alpascià. Per Natale 2012 mi è arrivato questo coso, da me chiamatoil pipasigaro.

L’ho abbandonato in un cassetto dopo una decina di fumate. O meglio, una decina di tentativi di fumata. Teoricamente dovrebbe essere la pipa perfetta. Tutto allineato, senza curve nè angoli nel percorso del fumo e con camera di espansione… ma in pratica l’accensione frontale è del tutto “a intuito” e bisogna andarci piano tanto con l’accendino o fiammifero quanto durante la fumata perché le pareti sono talmente sottili che proprio non mi capacito di come possano resistere alla temperatura del braciere.

Fumata che poi deve procedere regolare fino alla fine, eventuali riaccensioni comporterebbero tentare di raggiungere con la fiamma il tabacco che è in fondo a questo stretto fornello ed è davvero impossibile non infierire con la fiamma sulle esili pareti.

Moltissimi ne parlavano con post e discussioni entusiaste ma sospetto che forse forse tanto sinceri non fossero dato che fu un classico fuoco di paglia. Come per i tormentoni estivi che arrivano a primavera, tutti lo ascoltano e ballano, ma per Natale è già finito nel dimenticatoio. In pochi mesi è sparito dal catalogo di Alpascià e le discussioni a lui dedicate sui portali e nelle community web si sono spente.

Né mi è più capitato di vederne una nei vari gruppi in cui quotidianamente appassionati del settore pubblicano le proprie pipe e condividono post scrivendo ciò che stanno fumando.

La mia opinione è che sia stata una riuscitissima operazione commerciale. Il costo era quello di una pipa vera, ed anche di buon livello; venduta in un contenitore in plastica (tipo quelli usati per gli utensili per trapano/fresa). Non sono proprio pratico del processo di creazione di una pipa ma sospetto che il Briar Cigar richiedesse tempi di realizzazione ben inferiori ad una pipa classica, partendo da pezzetti di radica più piccoli - di fatto inutilizzabili per una forma tradizionale; alla fine è un tubetto tornito.

La mia è finita a prendere polvere sulla mensola delle pipe, rimane sicuramente un simpatico e curioso oggetto da collezione, accanto alle mie due pipe in schiuma scolpita che belle son belle, ma non mi viene mai in mente di fumare.

Oggi gli ho tolto uno spesso strato di polvere per fargli la foto da associare a questo post, forse un giorno mi verrà anche la voglia di riprovare ad accenderlo. Ma forse anche no.


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